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Le visure catastali inchiodano prestanome

Succede a Palermo, dove un ex deputato regionale viene formalmente accusato di essere stato il prestanome di un esponente mafioso. A far luce su quanto avvenuto sono state le indagini condotte verificando le visure catastali online

Chi indaga sarebbe arrivato alla conclusione che il politico abbia acquistato immobili per conto dell'esponente della malavita: le visure catastali ritrovate negli studi di commercialisti compiacenti sono state poi verificate con le visure catastali on line presenti nel database dell'Agenzia delle Entrate.

Si è scoperto così un giro di intestazioni fittizie, tutte riconducibili all'ex deputato. In più, il politico avrebbe poi affittato gli appartamenti ottenuti in questo modo, girando gli affitti al mafioso e dividendone con lui i profitti grazie alle visure catastali a proprio nome.

Certamente, gli inquilini non potevano sapere che, dietro a quelle visure catastali che sembravano in regola, si nascondesse un politico vicino alla criminalità organizzata. Un'attività illecita come un'altra, utile per l'impero economico del mafioso, ma soprattutto un impero immobiliare che avrebbe sorpreso chiunque.

Per chi indaga, il politico era “la cassa” del mafioso. Ripuliva i soldi delle estorsioni, metteva il proprio nome sulle visure catastali, dava una mano per gli appalti pubblici regionali, ecc. Un sodalizio che si sarebbe protratto per anni, ai danni della Regione Sicilia. Il ripulitore era un aiuto concreto nel risolvere tutte le faccende mentre il mafioso era già in carcere.

Per avvalorare la propria ipotesi, gli inquirenti hanno chiamato diversi collaboratori di giustizia a testimoniare sui fatti e sul prestanome. Le testimonianze hanno confermato tutte le preoccupazioni della Procura, accanto alle intercettazioni telefoniche e alle visure catastali.

Al mafioso sono stati dati sedici anni, mentre per l'ex deputato prestanome la condanna è stata di otto anni e otto mesi. Due posizioni distinte, quindi, anche se la collaborazione tra i due era coperta da un muro di omertà.

Ora si aggrava anche la posizione di un avvocato, che avrebbe dichiarato il falso in un'udienza, depistando così le indagini. Il procedimento giudiziario va quindi avanti: se le visure catastali non fossero state trovate, non sarebbe stato possibile scoprire il giro dietro l'affare immobiliare e, di conseguenza, la strette connessione tra mafioso e politico.